Ode al mare di un pesce fuor d'acqua.
Com'è profondo il mare- Lucio Dalla
"Il pensiero come l'oceano
non lo puoi bloccare
non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare"
Cronache di una Bernard appena ritornata da lontano:
Ho questo coso in me e non riesco a buttarlo fuori: sento il tempo che scorre, cola , lento.
Sono tornata da una settimana, va bene 10 giorni, ma è come se fosse passato un mese. il tempo è come risucchiato. Dentro di me non scorre normalmente, è stato tutto troppo veloce: l'aereo, le lacrime, gli ultimi discorsi sospesi nell'aria. Quanto serve per metabolizzare tutto?
è come se mi si chiedesse di digerire tutto in una volta quello che ho mangiato per cinque mesi...scoppio. Ma comunque non posso far a meno che il tempo scorra e continuo a digerire ma devo anche mangiare di nuovo. Va bene basta con questa metafora del cibo, mi fa vomitare. Meglio parlare di ricordi.
è come se mi si chiedesse di vivere adesso ciò che di più vivo è stato nella tua vita, ma come un ricordo, perché è finito. La fine mette un punto, taglia il tempo, lo inscatola e ne fa un segmento, un pacchettino da tenere in un luogo sicuro a impolverarsi. Mi viene quindi chiesto di ricordare, non di vivere come prima, perché non sono più là, sono materialmente in un altro luogo, ma con le mie sensazioni sono rimasta proprio là: emozioni che si sono insinuate nelle strade, tra i ciottoli a forma di trapezio, i tetti fatte a squame, i caminetti rossi e il tintinnio del tram. Piccoli luoghi legati, impregnati dei miei sogni, dei miei pensieri, dei miei umori.
Non sono più là, sono tornata dove non volevo tornate, dove i luoghi non mi parlano, ma sono coperti da una nebbia di abitudine e normalità. C'è troppo rumore, le moto, le macchine sono sgarbate, il caldo spezza ogni respiro e il cielo è opaco, nasconde la maestosità di queste montagne che rimangono insieme al mare l'ossigeno di questo posto strano dove sono nata.
Sono tornata e le montagne non le vedo: sono coperte da questo cielo indeciso, bloccato, ammalato di immobilismo; sono tornata e il mare non lo vedo: file di ombrelloni scomodi, edifici brutti e asfalto caldo...dov'è la tua anima mare?
ti fai infastidire, molestare, senza ribellarti...diventi mansueta, un brodo, né sì ne no e a tutti torna bene e sembra normale...non sei presa sul serio, sei sfruttata...dove sei mare? la verità è che mi fai tristezza e troppo spesso mi sento come te, soprattutto d'estate, un po' incatenata, incastrata. Non so cosa fare per te, se non venire a trovarti d'inverno, raccontarti i miei sogni, so che mi capisci, ma adesso, non so cosa fare per te...ti vorrei raccontare di tua sorella libera in Bretagna, che danza col vento, ti farà sicuramente piacere saperla cosi, alla fine è comunque parte di te. Ti prometto che cercherò di vederti bella, amarti e sostenerti anche se imprigionata, perché io a differenza tua ho la fortuna di potermi muovere, decidere di cambiare, ti prometto che ti aiuterò in qualche modo, perché per me sei ossigeno, il mio specchio, il mio riflesso.
Per me sei donna, in francese la mer è femminile e lo trovo più naturale: sei controversa, indomita, accogliente, cullante, guerriera. e solo questo ti fa onore...
-"si, chi se ne frega dell'onore, abbiamo bisogno di diritti!"
- Hai perfettamente ragione sorella, dammi tempo, non sei sola! insieme ci prenderemo cura una dell'altra.
Insomma vorrei quindi tornare lontano, per vivere e riallacciarmi alle mie emozioni, ma so che sarebbe diverso, credo che non si attaccheranno più, questo è il problema...non combaciano e va bene così...chi dice che bisogna sentirsi composti per essere centrati? Io adesso mi sento un quadro cubista ed è meraviglioso esserne cosciente perché significa che mi sento diversa, un po' rotta, spezzata, ma sicuramente non la stessa con i sentimenti un po' di qua e di là, ma chi la vuole l'unità?
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